Comune di Sarcedo


Storia del Comune

Storia e Territorio

Storia e Territorio

IL TOPONIMO

Il nome Sarcedo deriva con ogni probabilità dal latino “querquetum”, che significa querceto, luogo ove predomina la quercia.
Il nome Sarcedo compare per la prima volta in un documento del 983, copia di un Privilegio concesso dal Vescovo di Vicenza Rodolfo al monastero di S. Felice di Vicenza.

CENNI STORICI

vista di colline

Il comune di Sarcedo si estende in una fertile zona collinare, in parte sulle colline che segnano l’inizio delle prealpi ed in parte in pianura, delimitata ad est dal torrente Astico. Questa posizione ha favorito gli insediamenti umani già in epoca preistorica. Interessanti al riguardo i ritrovamenti nella Grotta dei Covoli di materiali fittili di epoca neolitica. Altro importante rinvenimento, stavolta nella zona pianeggiante, quello di una necropoli di epoca romana dove sono state trovate urne cinerarie ed altri oggetti. E’ probabile che l’origine di una comunità a Sarcedo si possa far risalire all’800-900 anche se, come abbiamo visto la prima citazione in un documento storico dati al 983.

In un documento di poco posteriore, un Diploma di Ottone III, troviamo un elenco di castelli vicentini e tra questi è menzionato il Castello di Sarcedo

i castelli

Per castello si deve intendere non solo la costruzione fortificata, ma l’intero territorio del paese. Sulla storia e sulla sorte di questo castello non si hanno purtroppo notizie precise; fino al 1210 risulta essere castello vescovile ma, in un elenco del 1220 non figura più come tale. Lo ritroviamo menzionato in un documento del 1292 che elenca i beni posseduti in Sarcedo dalla famiglia Conti di Vicenza dal quale risulta che tale castello era in comproprietà con la nobile famiglia Verlati. Nel 1311 il Conte Melchioro della famiglia Conti di Vicenza, più noto col nome di Boverio o Broverio, lo lascia per testamento al Comune di Vicenza, facendo così supporre di averne nel frattempo ottenuta la piena proprietà

vista del territorio

E’ probabile che il castello di Sarcedo,inteso come opera fortificata, sia stato distrutto negli anni 1312-1314 durante le lotte tra Padovani (Carraresi) e Vicentini (Scaligeri) per il controllo del territorio oppure più tardi nel 1500 quando la Repubblica di Venezia, dopo una disastrosa sconfitta ad Agnadello, presso Lodi, contro la Lega dei Cambrai, fece smantellare tutti i castelli per impedirne l’uso agli eserciti nemici. Il passaggio dal sistema feudale a quello dei comuni non fu certamente immediato, ma si compì in un arco di tempo che va dal 1050 al 1120 ed è in questo periodo che possiamo fissare la nascita di Sarcedo come comune regolato da uno Statuto. Nel 1404 Vicenza, e con essa Sarcedo, si da alla Repubblica di Venezia e da questo momento ne seguirà le sorti: conoscerà la parentesi della dominazione francese (1797-1813) per passare poi, nel 1813 agli Austriaci ed unirsi infine, nel 1866, al Regno d’Italia. Durante la prima guerra mondiale Sarcedo si ritroverà a ridosso della “zona di operazioni” tanto che il Seminario del Barcon divenne un ospedale da campo e Villa Suman sede di comando del XXII Corpo d’Armata. Attualmente a Sarcedo è il settore artigianale quello che conosce una maggiore espansione, ma presenti sono anche i settori industriale e commerciale. L’agricoltura, anche se in misura minore rispetto al passato, ha ancora una discreta rilevanza, non solo economica , ma come legame e continuità con le origini e le tradizioni del paese.

ARTE E CULTURA

Nel territorio di Sarcedo si trovano numerose ville, antiche residenze di campagna di ricche e nobili famiglie.

sottoportico cascina

Villa Capra Bassani. Edificata nel 1764 dall’architetto conte Orazio Capra “che la eresse a gloria sua e del suo casato” è un esempio di villa di gusto neoclassico chiaramente ispirata alle architetture palladiane. Un’ampia scala fiancheggiata da statue conduce al pronao ionico. Il giardino è limitato da una peschiera sul ponte della quale si apre il cancello d’ingresso. Particolarmente belle le statue del frontone e dei poggi della scalinata.

vista di una villa

Villa Franzan al Barcon. Costruita nel decenni 1660-1670 dai conti Franzan divenne, dopo la decadenza della nobile famiglia e diversi passaggi di proprietà, villeggiatura estiva del Collegio delle Dame Inglesi di Vicenza, per un periodo che va dal1876 al 1907. Passata in proprietà del Vescovo di Padova fu sede di Collegio e Seminario Vescovile dal 1908 al 1922. Attualmente l’intero complesso, non più di proprietà della Diocesi di Padova, versa in stato di grave abbandono e di completo degrado.

veduta di una villa

Villa Saugo Belmonte. Particolarmente notevole è la sua posizione alla sommità di una collina, detta appunto Belmonte, che permette di godere di uno splendido panorama.

Villa Tretti. Costruita nel 1884 sul colle di Bodo, anche questa villa è in una posizione particolarmente panoramica. Interessante è anche il parco che la circonda e le fa da splendida cornice.

una villa in lontananza

Villa Suman. Costruita nel 1832, sorge in posizione centrale rispetto alla parte alta del paese

Villa Zironda, meglio nota come Ca’ Dotta. Risale alla metà del 1400, ma è stata ampliata nel 1891; caratteristiche sono le antiche finestre ad arco gotico.

Un cenno merita anche l’antica chiesetta di S. Pietro in Bodo. Nominata per la prima volta in un antico documento del 1292 (ma la sua costruzione è sicuramente precedente), è costituita da un’unica navata con abside terminale e tetto a due falde; recentemente restaurata proprio nella semplicità ha il suo maggior fascino.

chiesa

Molto interessante anche la Chiesa Parrocchiale di S. Andrea. Costruita nella seconda metà del XVIII secolo è costituita da un’ampia e luminosa navata, da un altare maggiore e da .quattro altari laterali. Nell’armonioso interno barocco conserva: “Vergine e Santi” di Alessandro Maganza (1556-1630 circa), “Crocifissione di Sant’Andrea” di Giovanni Battista Mariotti (circa 1685-1765), “Madonna e Santi” di Francesco Verla (notizie 1490-1520), “Transito di San Giuseppe” di Antonio De Pieri (secoli XVII-XVIII).

chiesa parrocchiale

Interessante esempio di archeologia industriale è il Lanificio Beaupain. Già nel 1644 esisteva in loco un mulino a tre ruote sulla Verlata (importante roggia) che nel 1648 fu trasformato in cartiera e poi, nel 1885 in un rudimentale stabilimento per la tessitura della lana che, passato in proprietà del Sig. Leone Beaupain, verrà ulteriormente ampliato ed ammodernato.

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